Prefazione
Ho sempre sostenuto che il magistrato è una persona, un individuo, al pari di chiunque altro. Nelle sue vene scorre il sangue, nel suo torace pulsa un cuore. Ma, nella sua testa deve risiedere una raffinata attitudine di carattere logico. Come lo stesso autore di questo volume, il Procuratore Giuliano Mignini, testimonia attraverso il racconto della nota vicenda giudiziaria legata al delitto di Meredith Kercher che lo vede protagonista nella doppia veste – come lui stesso afferma – di investigatore e di giurista.
Dalla lettura delle pagine del libro emerge, fin da subito, uno speciale talento di Mignini nell’osservazione dei fatti su cui, solo successivamente, si innestano le ipotesi investigative e mai viceversa. Non c’è innamoramento per un’ipotesi. Tutt’altro.
Ben lo vediamo quando l’autore del libro racconta il suo arrivo alla casa di via della Pergola, teatro del tragico delitto. Dapprima Mignini analizza l’abitazione dall’esterno, notando che la finestra il cui vetro è stato rotto (motivo per il quale si allertano inizialmente le Forze dell’Ordine) non è facilmente raggiungibile salvo scalando o arrampicandosi per qualche metro sulla parete sotto la stessa. Il Magistrato s’avvede immediatamente che non vi è alcun segno, alcuna scalfittura su quel muro tale da provare che un eventuale malintenzionato si fosse introdotto nell’abitazione per quella via. A ciò si aggiunga − realizza Mignini − che sarebbe stato molto più agevole introdursi passando per altre finestre più vicine al terreno e meno visibili a eventuali passanti.
Una volta dentro, il nostro investigatore − mi è facile a questo punto chiamarlo così − si accorge anche che sul davanzale della finestra violata vi sono schegge di vetro con le quali, se qualcuno fosse passato di lì, si sarebbe inevitabilmente ferito. Ma non c’era alcuna traccia ematica appunto a conferma che la rottura di quel vetro altro non poteva essere che un depistaggio.
Ecco cosa vuol dire agire con metodo: prima osservare e solo poi formulare ipotesi capaci di cogliere un collegamento logico fra i fatti osservati e l’ipotesi formulata a riprova della stessa.
Un buon investigatore, un buon magistrato si riconosce proprio da quell’attitudine – che lo stesso autore di questo libro si riconosce – a collegare fatti o comportamenti distanti tra loro nel tempo o nello spazio. Quest’attitudine costituisce il vero filo rosso del racconto che si snoda nelle pagine di questo libro. Ed è per questa ragione che, come docente, ne consiglio la lettura anche agli studenti e ai giovani giuristi che vogliano intraprendere la carriera magistratuale. Un libro dunque, questo di Mignini, rivolto non solo ad un pubblico di esperti.
Tanto sul piano letterario, quanto sul giudiziario, è di insegnamento la scelta legata alla cronologia dei fatti. Non per come avvennero, ma nell’ordine in cui si palesarono allo stesso Procuratore. In questo modo il lettore può rivivere con l’autore le sensazioni, le impressioni, le conoscenze, le deduzioni proprio nell’ordine in cui il protagonista investigatore le visse.
La vicenda narrata in questo libro ha, inoltre, la peculiarità di svilupparsi su piani diversi. Se, da un lato, la storia narra di una giovane vittima di un delitto efferato e di tre altrettanto giovani accusati dello stesso delitto; dall’altro, la storia narra anche delle pressioni politiche, mediatiche e degli ingiustificati attacchi all’accusa. Quanto alla pressioni politiche, nel libro sono esplicitamente riportate, unitamente alle critiche che dalle più alte istituzioni degli States furono rivolte sia ai magistrati inquirenti sia allo stesso sistema giudiziario italiano. Sistema del quale c’è prova che gli americani furono ben lungi da coglierne tanto la lettera quanto lo spirito.
Su queste pressioni politiche si innestò una stampa innocentista d’oltreoceano. Stampa che, ancora oggi, tace circostanze di non secondaria importanza come la condanna definitiva per calunnia subita da Amanda Knox.
Una brutta vicenda quella narrata da Mignini in questo volume.
Brutta per la giovane età della vittima: Meredith, Metz per gli amici, come ricorda lo stesso Mignini. Brutta per la giovane età degli imputati: Raffaele Sollecito, Amanda Knox, Rudy Guede. Brutta per le “interferenze” che, in particolare, il processo a Knox e Sollecito ha dovuto subire.
Mignini, a tal proposito, si sofferma, nelle pagine conclusive del suo libro, sull’operato della V sezione della Corte di Cassazione. Tale Sezione, contraddicendo le precedenti indicazioni della I sezione della stessa Corte di Cassazione, ha annullato la sentenza di condanna degli imputati Knox e Sollecito da parte della Corte d’Assise d’Appello di Firenze, decretando essa stessa l’assoluzione degli imputati. Un fatto questo tanto grave quanto difficilmente comprensibile. Il giudice fiorentino, infatti, non poteva che attenersi alle indicazioni della I sezione della Corte di Cassazione. La V sezione, non essendo giudice di merito, non poteva poi né condannare né assolvere alcuno.
Eppure ciò è accaduto e, aggiungo io, proprio per questa ragione se giudizialmente il caso è chiuso, ancora aperto resta agli occhi di una larga parte dell’opinione pubblica.
Mi preme, infine, a lato della vicenda giudiziaria, tornare sulla letterarietà del testo in oggetto. In tal senso, singolari quanto gradevoli per il lettore sia le digressioni autobiografiche (l’infanzia, la scomparsa del padre...) sia le digressioni storiche (dalle origini etrusche dei luoghi narrati al sobborgo di Croydon, luogo di provenienza di Meredith, evocativo di una parte della storia spagnola legata a Francisco Franco). Sullo sfondo sempre presenti anche riferimenti geografici che permettono al lettore di meglio contestualizzare il tutto.
Come spero di aver mostrato in questa prefazione, tante sono le ragioni per attraversare le pagine di questo libro e apprendere, forse per la prima volta, particolari decisivi che sono rimasti celati al grande pubblico.
Simona C. Sagnotti *
* Professore ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Perugia. Dove insegna anche Informatica giuridica, Logica giuridica e criminologia giudiziaria; oltre a Epistemologia e prova penale nel Corso di Alta Formazione in Scienze Criminologiche e Tecniche di Indagine